La cima del Monte Bianco
Si
sa, i litigi sulle frontiere hanno provocato numerose guerre nella
lunga storia del mondo. E, si sa pure questo, bisogna risalire alla
saggezza di Tullo Ostilio, terzo re di Roma, e del suo collega Mezio
Fufezio, sovrano di Albalonga, per trovare un conflitto risolto da
sei soli combattenti, tre da una parte e tre dall'altra. Ma, sarà
perché dopo la vittoria degli Orazi sui Curiazi il re sconfitto
venne diligentemente squartato, sarà perché in fondo gli uomini
hanno sempre avuto una morbosa passione per guerre e conflitti, i governanti dei
cinque continenti non hanno mai esitato a infiammare gli animi con
discorsi aulici e altisonanti, destinati a mandare al macello
migliaia, vedi milioni di poveri cristi che, fosse stato per loro,
sarebbero stati prontissimi a fare il tifo per dei nuovi Orazi e
magari anche per dei Curiazi, pur di evitare inutili carneficine.
Va
bene, forse sto esagerando un po': tra Italia e Francia non siamo
ancora alle minacce di guerra e al bruit de bottes,
ovvero rumore di stivali, come amano dire i transalpini. Ventimiglia
non sembra in pericolo e Mentone nemmeno. Per ora.
Anche
se il litigio è serio, visto che ciò che divide cittadini e
citoyens è la
sovranità sul cucuzzolo del Monte Bianco.
Ho
fatto qualche ricerca e ora, avvalendomi del fatto che godo (si fa
per dire) sia del possesso di una carta d'identità italiana che di
una carte d'identité française,
sono pronto a presentare in questo blog una soluzione pacifica e
definitiva che non potrà che essere approvata dai Parlamenti
direttamente interessati.
Incominciamo
dalla Storia con la S maiuscola. All'inizio il Monte Bianco era
semplicemente lì e nessuno si preoccupava di sapere a chi
appartenesse. Poi, nella prima metà dell'XI secolo, arrivò un
tedesco, Umberto Biancamano, o meglio Humbert mit den
weißen Händen. Chi era Umberto
Biancamano? Semplice: era figlio di tale Beroldo di Sassonia, nonché
pronipote di Ottone II, Duca di Sassonia, che aveva sposato la
Principessa Teofano (o Teofania), figlia di Romano II, imperatore di
Bisanzio. E Umberto fu fatto Duca di Savoia.
E
qui apro una parentesi. Perché mai, ti sarai chiesto/a mille volte,
il capostipite dei Savoia si era guadagnato il soprannome di
Biancamano? Sapessi quante volte me lo sono chiesto io!... Per
fortuna ho trovato la risposta: pare che tutto venga dall'errore di un
amanuense poco scrupoloso, che invece di trascrivere blancis
moenibus, ovvero "dalle bianche
fortezze", ebbe la leggerezza di scrivere blancis manibus,
cioè "dalle bianche mani".
E
adesso che ti ho risolto questo enigma, chiudo la parentesi e vado
avanti.
Il
bravo Umberto, volendo ampliare i suoi territori, ordinò al
figlio Oddone di sposare la figlia del Marchese di Torino, Adelaide. È così che il nostro sassone trapiantato mise le mani sul territorio di Susa, nonché sul Marchesato
di Torino. Naturalmente tutti sappiamo che quell'insieme territoriale
finì, attraverso i secoli, per diventare prima Regno di Sardegna,
poi Regno d'Italia e infine Repubblica Italiana.
Senonché
nel frattempo, per essere più precisi il 22 settembre 1792, mentre a
Parigi veniva proclamata la Rébublique Française,
la Savoia era invasa e annessa alla stessa République
cinque giorni dopo.
Passarono
4 anni. Napoleone si lanciò nella Campagna d'Italia sconfiggendo
pesantemente i piemontesi a Cherasco e imponendo un armistizio che
faceva della Savoia una terra francese. Il Monte Bianco diventava
Mont Blanc.
Per
trovare qualche novità bisognerà aspettare il 1860 e il Trattato di
Torino, stipulato tra la Francia e il Regno di Sardegna di Vittorio
Emanuele II, il cui articolo 3 dice:
Una
commissione mista determinerà in uno spirito di equità le frontiere
dei due Stati, tenendo conto della configurazione delle montagne e
delle necessità della difesa.
E
infatti la commissione determina: la frontiera tra i due paesi passa,
come è logico, dallo spartiacque, ovvero dal cucuzzolo, che è così
metà italiano e metà francese. Tutto sembra in ordine, nessuno ha
niente da ridire.
Poi arrivano i militari.
Nel 1865, lo Stato Maggiore transalpino incarica
un certo Capitano Jean-Joseph Mieulet, cartografo, di disegnare una
cartina militare della zona del Monte Bianco. E cosa fa Mieulet?
Senza pensarci due volte, sposta la frontiera di qualche centinaio di
metri a valle sul versante italiano e fa del cucuzzolo un semplice
sommet!
Ora
sappiamo tutti come sono i militari: una volta fatta una cosa, è
dura, molto dura per loro, dire che c'è stato un errore. E infatti
la carta di Mieulet è ripresa sistematicamente da allora sulle carte
dell'État-Major prima
e dell'Institut Géographique National
poi. Ovviamente le carte italiane non tengono conto della stravagante
e univoca decisione di un oscuro capitano con la r moscia, ma i francesi
si dicono je m'en fous
e nessuno ne parla più.
Passano
così un'ottantina d'anni e due guerre mondiali. Poca roba.
Nel settembre del
1946 tre sindaci francesi, quelli di Saint-Gervais-les-Bains,
di Les Houches e di
Chamonix-Mont-Blanc,
si mettono a litigare: ognuno dei tre pretende di essere sindaco
anche del famoso cucuzzolo. Non trovando un accordo, i tre si
rivolgono al prefetto, che stabilisce salomonicamente, ancorché
avventatamente, che la cima della montagna costituisce il punto
d'incontro dei tre territori comunali (e tant pis pour les
Italiens).
Il
trattato di Parigi del febbraio 1947 sancisce cinque piccole
modifiche alla frontiera franco-italiana (tutte a favore della
Francia che, contrariarmente all'Italia, aveva avuto la buona idea di
vincere la guerra), ma non si pronuncia sul Monte Bianco.
La
commissione mista franco-italiana che si riunisce per la prima volta
a Nizza nel 1988 dice che la cosa è troppo complicata e che va
risolta a livello ministeriale. È così che i ministri mettono su un Gruppo
di lavoro ad alto livello che,
come tutti i gruppi di lavoro ad alto livello, non decide niente,
tanto più che i francesi sostengono che le carte geografiche
stabilite dopo l'accordo del 1860 sono andate perse durante
l'occupazione tedesca. Pas de problème,
rispondono gli italiani, che forniscono una copia di quelle carte,
che loro non hanno perso, e dalle quali si deduce che il confine
passa dal cucuzzolo. Senonché a quel punto i francesi trovano una
foto delle carte perse e, guarda caso, la loro foto mostra che il
confine passa più in là.
Nel
1999 il deputato Luciano Caveri, dell'Union Valdôtaine,
sottopone al governo italiano un'interrogazione parlamentare alla
quale risponde il sottosegretario agli affari esteri Umberto Ranieri,
dicendo che la questione resta aperta.
Nel
2011 Google Maps, che
fino ad allora aveva fatto passare la frontiera dal cucuzzolo, la
sposta. I francesi sono contenti.
Venerdì
scorso poi, pare su richiesta del sindaco di Chamonix, dei militari
francesi hanno ufficializzato la loro versione, chiudendo
semplicemente a chiave la frontiera. Come si fa a chiudere a chiave
una frontiera a più di 4.000 metri di altezza?, mi dirai. Leggi i giornali,
bestia!, ti dirò.
Ora, mentre
da un lato ci si cinge dell'elmo di Scipio, dall'altro si canta
Marchons, marchons!
Io
da venerdì me ne vado in giro con i miei due passaporti in tasca.
Non si sa mai.
Ma per concludere, ecco, come promesso, la mia proposta di soluzione pacifica e
definitiva del litigio, che non potrà che essere approvata da ambo i Parlamenti
interessati:
“Oh francesi, ma la finite di romperci le palle?”