Margaret
Margaret Doughty è
una signora di 64 anni che vive a Palacios, Texas, un paese di
cinquemila abitanti sulla costa del Golfo del Messico. È però nata
nel Surrey, a venticinque chilometri da Londra, in un posto appena
più grande, Tatsfield. Da più di trent'anni abita negli USA, ma non
ha mai chiesto la cittadinanza americana.
Non ha viaggiato
molto. È stata a Buffalo, nello stato di New York, a Louisville,
Kentucky, a Chicago, e un po' in giro per il Texas. Le piace guardare
la trasmissione di Oprah Winfrey, le piacciono la M.A.A.C.C.E.
(Maryland Association for Adult, Community and Continuing
Education), la First
Book Matagorda (associazione che
distribuisce libri ai bambini poveri della Contea di Matagorda, di
cui fa parte Palacios), la Lifetime Learning Brenham
(associazione culturale della vicina contea di Washington), la AARP
(American Association of Retired Persons,
ovvero Associazione Americana Pensionati), la Verizon
Foundation (che si occupa di
problemi energetici in campo sociale), il Lady Bird Johnson
Wildflower Center (specializzato
in ricerca floreale) e le piacciono le colline del Texas. Queste
almeno sono le cose che Margaret Doughty ha scelto di evidenziare
sulla sua pagina Facebook.
Margaret
ha una faccia sorridente e sulla foto che ha messo su Facebook porta
una giacca che assomiglia stranamente a una mia vecchia giacca,
comprata vent'anni fa in saldo da Marlboro Country.
Ma
Margaret ha un grave difetto: è atea. Atea in Texas. Mmmh...
Per
ragioni che ignoro, dopo tre decenni di vita americana, Margaret ha
finalmente deciso di chiedere la cittadinanza. Probabilmente pensava
che sarebbe stata una formalità. Forse la decisione l'ha presa dopo
lunghe riflessioni. Dopo tutto, rinunciare all'invidiabile status di
suddita di sua Maestà Elisabetta II non è cosa da poco.
Comunque
sia, si è procurata i moduli necessari alla domanda di
naturalizzazione e li ha riempiti. Una delle domande però le ha dato
da pensare. La domanda era questa: “Sareste pronto a prendere le
armi per difendere gli Stati Uniti d'America?”
Margaret
era perfettamente conscia del fatto che le probabilità che qualcuno
venisse a chiedere a una sessantaquattrenne texana di prendere le
armi per difendere gli Stati Uniti d'America erano alte quanto quelle
di una legge che vietasse il porto d'armi in Texas. Ma a Margaret non
piace raccontare fandonie. Una parola è una parola, per Margaret.
Allora ha scritto “no” nello spazio riservato alla risposta.
Poi
ha preso la macchina ed è andata a Houston a depositare il plico
presso l'ufficio competente, che poi sarebbe quello dell'USCIS
(United States Citizenship and Immigration Services).
Qualche tempo dopo le è arrivata la risposta. Purtroppo non era
quella sperata.
Per
l'USCIS c'era un problema e il problema era quella mancanza di buona
volontà a prendere le armi da parte di Margaret in difesa degli
Stati Uniti d'America. Per carità, non che l'USCIS avesse rifiutato
in blocco la domanda: semplicemente, richiedeva “una lettera su
carta ufficiale di una Chiesa che certifichi che lei fa parte di
quella chiesa e che precisi la posizione di quella Chiesa sul porto
d'armi”.
Già
il burocratese è sempre una lingua misteriosa, figuriamoci poi
quando è tradotto da un'altra lingua... Quindi mi spiegherò meglio.
Quello
che l'USCIS diceva in sostanza era: ok Margaret, lei sembra una brava
persona, che vive qui da trent'anni, che guarda Oprah Winfrey e che è
innamorata delle nostre colline e noi la cittadinanza saremmo anche
disposti a dargliela. Guardi che noi siamo tolleranti. Siamo perfino
disposti ad accettare il fatto che la sua religione le imponga di non
portare armi. Dopo tuto siamo Texani e abbiamo visto molti di quei
film western nei quali c'erano dei barbuti vestiti di nero che
avevano le sue stesse idee. Abbiamo anche visto The
witness, con Harrison Ford, e
sappiamo che in Pennsylvania ci sono ancora gli Amish, barbuti pure
loro, che rifiutano non solo le armi, ma anche l'elettricità e tutta
una serie di altre cose che noi usiamo quotidianamente. Vabbé, sono
un po' matti, ma il nostro è un grande Paese e c'è posto per tutti.
Lei è un'Amish? Oppure fa parte di un'altra Chiesa della quale non
siamo al corrente? Guradi, basta che lei chieda al suo vescovo (se
non lo chiamate vescovo va bene lo stesso) di farle una letterina e
tutto andrà a posto.
Ma
Margaret non ha nessun vescovo. Margaret non crede che Dio esista.
Margaret crede che le guerre siano state fatte troppe volte in nome
di Dio, che la Storia del mondo sia una lunga litania di vescovi che
benedicono cannoni, che la vera spiritualità, la vera compassione e
il vero amore del prossimo si possano sviluppare solo liberandosi
delle imposizioni e delle superstizioni religiose.
Adesso
Margaret sta ricevendo centinaia di mail di persone che le esprimono
solidarietà. Da parte sua scrive: “Fin dalla mia giovinezza ho
sempre avuto una ferma e sincera obiezione a partecipare a qualsiasi
atto di guerra e a portare armi. Credo profondamente e sinceramente
che togliere la vita a qualcuno non sia né morale né etico e ciò
in cui credo da sempre dal punto di vista religioso e spirituale mi
impone di non contribuire alla guerra portando armi. Le mie idee sono
forti e radicate quanto quelle di chi crede in Dio e ha una fede
religiosa. Voglio comunque precisare che sarei disposta a effettuare
lavori di pubblico interesse in campo civile o di servire come membro
non combattente delle Forze Armate degli Stati Uniti se e quando la
legge me lo imponesse”.
Ora
la speranza di Margaret è che l'USCIS si ricordi di una sentenza
della Corte Suprema del 1970, quando un tale Elliott Ashton West II
rifiutò il servizio di leva sulla base di convinzioni sviluppate
attraverso “letture nei campi della storia e della sociologia.”
La Corte Suprema gli riconobbe il diritto all'obiezione spiegando che
tutto ciò che un obiettore doveva dimostrare era che le sue idee
“occupavano nella sua vita lo stesso spazio che la fede in un
Essere Supremo occupa nella vita di un credente.”
Andrew
L. Seidel, avvocato della Freedom from Religion Foundation
(Fondazione per la Libertà
dalla Religione) ha dichiarato che i casi sono due: “O gli
ufficiali [dell'USCIS]
di Houston sono degli incapaci, oppure discriminano volontariamente
persone non credenti che richiedono la cittadinanza.”
Sarà
che io per non fare il militare ho dovuto ricorrere a uno stratagemma
perché l'obiezione di coscienza manco c'era (la legge Marcora la
introdusse solo nel '72), ma questa storia mi piace.