sabato 22 giugno 2013

Nestlé e l'allattamento

La foto che apre questo post è piccola, ma vorrei chiederti di esaminarla per bene. In primo piano ci sono due donne, una di schiena e l'altra di tre quarti. La seconda sta allattando. Guarda sotto il bambino: lo vedi quell'oggetto rotondo e grigio? Vedi che è fissato sopra un triangolo bianco con su un logo e che c'è anche un filo nero che scende fino a terra? Sì, hai capito: è un microfono. Ed ecco la didascalia che accompagna la foto apparsa sul sito Venezuelanalysis.com: “Una giornalista del servizio pubblico venezueliano nutre il figlio al seno mentre lavora. Nutrire al seno in pubblico è una cosa normalmente accettata in Venezuela.”
Il sito è stato fondatodal giornalista Gregory Wilpert, marito dell'ex-console venezueliano a New York Carol Delgado. Non è un sito ufficiale, era pro-Chávez adesso è pro-Maduro, e a quanto ho potuto vedere su internet è generalmente considerato serio e interessante.
Nel giugno scorso ha pubblicato un post intitolato Il Venzuela promuove l'allattamento al seno contro i cibi per bébé, i media ufficiali vanno in tilt. Cos'è successo?
Prima di tutto bisogna tornare qualche anno indietro, nel 2007, quando la Camera di Caracas votò una Legge per la protezione, la promozione e l'incitamento all'allattamento al seno. Fondalmente la legge metteva un freno alle possibilità di multinazionali come la Nestlé di far pubblicità ai loro latti in polvere. Senonché 1) la legge non prevedeva penalità in caso di infrazione e 2) la Nestlé e le altre se ne sono allegramente infischiate. In che modo? “Le Compagnie danno in omaggio abbondanti campioni dei loro prodotti a lavoratori della salute e ospedali in modo da farne degli alleati — informa Venzuelanalysis —; danno poi campioni omaggio alle puerpere, trasformando i neonati in consumatori dipendenti, o comunque scoraggiando l'allattamento al seno.
Ora, l'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda che i bébé siano nutriti esclusivamente al seno per i primi sei mesi di vita e nel 1981 la 34a Assemblea Mondiale della Sanità ha adottato una risoluzione nella quale era citato il Codice di Marketing dei Latti Sostitutivi a quello materno. In questo documento era specificato che le compagnie produttrici non dovrebbero pubblicizzare i loro prodotti negli ospedali, né offrire campioni gratuiti alle puerpere, né tantomeno dare informazioni errate. Il che è esattamente ciò che la Nestlé e le altre continuano imperturbabilmente a fare.
L'anno scorso il Venezuela ha esteso i diritti delle donne, portando il congedo maternità a sei mesi e imponendo a tutte le imprese con più di venti lavoratori di avere uno spazio dedicato all'allattamento e di permettere alle madri due pause di mezz'ora quotidiane. Qualora lo spazio non esistesse, i minuti diventano 90.
Molti osservatori hanno notato come la Nestlé in particolare si serva di ciò che chiama “aiuti umanitari” per ampliare i suoi mercati, offrendo regali di ogni genere a operatori della sanità in vari paesi del mondo.
Ovviamente né la vecchia legge venezueliana, né la nuova, che prevede multe da 600$ a 50.000$, vietano in alcun modo la libera vendita di latte in polvere. Ma questo la stampa sembra ignorarlo. Ecco qualche titolo: Fox News Latina: Il Venezuela vuole vietare i biberon per favorire l'allattamento al seno; Reuters: Il Venezuela vuole portare via i biberon dalle bocche dei bambini; CNN: Il Venezuela vuole vietare i biberon; L'Huffington Post (edizione spagnola): Il Venezuela esamina il divieto dei biberon a favore dell'allattamento al seno; Semana (Caracas): Biberon e succhiotto: i nuovi nemici del Chavismo; El Pais (Madrid): il Venezuela vuole obbligare le madri ad allattare; El Popular (Lima): Nicolas Maduro vuole eliminare i biberon; Noticias 24 (Caracas): Proibiranno i biberon negli ospedali venezueliani per obbligare all'allattamento; El Mundo (Caracas): Il Venezuela dichiara guerra ai biberon; Entornointeligente (Caracas): Addio ai biberon per stimolare l'allattamento.
Kautsky Garcia, della cooperativa LactArte dichiara che molte madri credono davvero che il governo verrà a portar loro via i biberon, obbligandole ad allattare.
Inutile precisare che tutta questa campagna denigratoria quanto isterica é una nuova dimostrazione del potere delle multinazionali che hanno ottenuto poco tempo fa, tanto per fare un esempio, che negli Stati Uniti non ci sia alcun obbligo di indicare la presenza o meno di OGM su una qualsiasi confezione.
In Venezuela numerosi attivisti hanno lanciato una nuova campagna di boicottaggio contro la Nestlé, che non è certo la sola multinazionale a comportarsi come lo fa, ma che è emblematica tanto a causa della sua storia passata che della sua superpotenza finanziaria. Nestlé possiede 8.000 marche in giro per il mondo. Ottomila. L'Italia rappresenta l'ottavo mercato mondiale per la Nestlé, in termini di fatturato.
Per finire, alcune delle marche più conosciute che appartengono a Nestlé:
Nesquik, Nescafé, Nespresso, Orzoro, Acqua Panna, Acqua Vera, Contrex, Levissima, Pejo, Perrier, Recoaro, S.Pellegrino, San Bernardo, Vera, Vittel, Nestea, Gingerino, Nestlé Omega Plus, Nesquick, Sanbitter, Svelty, Buitoni, Antica Gelateria del Corso, Häagen Dasz, Motta Gelati, La Valle degli Orti, Guigoz, Mio, Neslac, Nido, Nidina, Maggi, Mare fresco, After eight, Butterfinger, Crunch, Kit Kat, Smarties, Perugina, Polo, Galak, Lion, Quality street, Felix, Friskies, Gourmet, Purina.
Buon appetito.