Un'amica mi ha
segnalato un post apparso sul sito del settimanale socialista
francese Le nouvel observateur.
A quanto pare, tale Daniel Glazman ha ritrovato in fondo a un
cassetto una vecchia ricevuta di supermercato Carrefour del 1997.
Incuriosito, è andato nello stesso supermercato a verificare quale
fosse la differenza di prezzo dei vari prodotti tra il '97 e oggi.
Ovviamente tutti i prodotti sono risultati più cari, ma quel che
colpisce sono le percentuali degli aumenti:
- 6 bottiglie di acqua naturale: + 72,74%
- dentifricio Colgate: + 93,90%
- 1litro di olio di semi: + 63,37%
- 1litro½ di Coca-Cola light: + 94,83%
- 1 gel doccia Sanex: + 73,11%
- 1 Fjord alla vaniglia: + 91,47%
- 1 vasetto marmellata fragole Bonne Maman: + 66,03%
- 1 pacchetto di biscotti Petit Écolier: + 32,07%
- 1 liquido sturalavandini: + 55,69%
- 2 pacchetti di patatine Chipster: + 47,26%
- 1 confezione di té alla vaniglia: + 57,70%
- 1 deodorante per il bagno: +61,96%
Al
di là di ogni giudizio su uno che beve té alla vaniglia comprato al
supermercato, mangia biscotti Petit Écolier magari intingendoli in
un bicchiere di Coca-Cola light e quando non lo fa divora patatine
Chipster, il che gli rende evidentemente indispensabile l'acquisto di
un deodorante per il bagno, le cifre sono interessanti.
Naturalmente
c'è stato subito chi si è precipitato su Twitter e Facebook per
commentare che gli stipendi nel frattempo erano aumentati anche loro.
Ma visto che in Francia fin dal 1950 esiste lo SMIC (salaire
minimum interprofessionnel de croissance), ovvero il salario
minimo garantito, la verifica è facile: tra il '97 e oggi lo SMIC è
aumentato del 56,40%, poco più della metà dell'aumento della
Coca-Cola light.
C'è
chi ha calcolato l'aumento medio dei prodotti presi in esame e ha poi
commentato che un'inflazione media del 4% all'anno per 16 anni non
era poi così enorme. Può anche darsi che sia così, però senza
quell'inflazione (che non aveva niente di inevitabile), la Francia,
come molti altri Paesi europei, non si ritroverebbe oggi coperta di
debiti.
Altri
ancora hanno fatto presente che per capire queste cifre bisognerebbe
prendere come riferimento i dati ufficiali pubblicati ogni anno dal
governo sull'inflazione. Già, ma il giochino è semplice: basta
inserire nei calcoli una televisione al plasma o anche solo un
lettore CD, i cui prezzi sono evidentemente diminuiti in maniera
drastica, per far dire alle cifre tutto il contrario di ciò di cui
la gente si accorge sulla propria pelle.
Un
esempio certamente non solo francese di manipolazione di cifre è
quello del numero dei disoccupati. Regolarmente ci sono migliaia e
migliaia di persone che giungono alla fine del periodo in cui avevano
diritto a una sussistenza in quanto privi di lavoro, ma quelle
persone spariscono come per incantesimo dalle statistiche.
Nell'aprile scorso in Francia le cifre ufficiali parlavano di un
aumento di 65.000 disoccupati rispetto al mese precedente. Bisognava
sapere dove andare a cercare per trovare un piccolo dettaglio
interessante: nello stesso periodo le 285.000 altre persone che
avevano perso il diritto a una sussistenza erano semplicemente
spariti dalle statistiche. Quanti di loro avevano trovato un lavoro?
Quanti non avevano ormai più niente? Mistero...
Naturalmente
tutto questo non è risolvibile con un colpo di bacchetta magica alla
Harry Potter. E altrettanto naturalmente tutto questo non è solo
colpa dei vari Commissari dell'Unione Europea e più in generale
dell'euro.
Ma
il fondo del problema è proprio questo: ormai viviamo in una
struttura sociale che sembra fare di tutto per diluire quanto
possibile tutte le responsabilità e tutte le colpe, al di fuori di
quelle dei più demuniti. Le società occidentali hanno raggiunto un
tale livello di complessità e di incrociamenti multipli di
strutture, sottostrutture, commissioni, autorità locali, banche,
faccendieri, intermediari, rivenditori e chi più ne ha più ne
metta, che è diventato praticamente impossibile additare un
responsabile quando qualcosa non funziona.
C'è
chi urla “Tutti a casa!” come se quel mantra fosse sufficiente a
garantire tempi migliori e come se avesse la possibilità di
concretizzarsi in alcunché di positivo. C'è chi continua ad
affidare le proprie speranze a vecchi partiti e vecchie ideologie che
hanno fatto il loro tempo e si sono dimostrati ampiamente incapaci di
imporre alla Storia una direzione diversa. C'è poi naturalmente la
grande maggioranza che non solo se ne infischia, ma sembra pure
godere a restare succube di un sistema che la strizza e la stritola
fino all'inverosimile.
La
mia impressione è che l'unica maniera di lottare contro tutto questo
marasma sia di sforzarsi quanto più possibile a consumare prodotti
semplici, che non vengano da troppo lontano e che assicurino un
minimo di tracciabilità. Lo so, non è facile e uno non può passare
la vita a informarsi su ogni prodotto che consuma. Ma già il fatto
di rifiutarsi di accordare la minima attenzione alla pubblicità,
alla moda, ai vari trend
che si succedono settimana dopo settimana e alle migliaia di
pseudo-novità che ci vengono continuamente proposte e che ci
assalgono come cavalloni impetuosi assalgono una spiaggia indifesa
può essere un inizio. Altrimenti quei cavalloni finiranno davvero
col divorarsi la spiaggia e con lei anche noi che ci stiamo sopra. Il
che è esattamente ciò che sta succedendo.