Un'oretta
fa stavo camminando per la campagna e stavo ascoltando Bob Dylan. Il
fatto che stessi ascoltando Bob Dylan non c'entra niente con ciò che
sto per scrivere, è solo una scusa per poter dire che il triplo CD
“Triplicate” è davvero molto bello.
Dunque,
stavo camminando per la campagna, quando mi sono chiesto quale fosse
in quell'istante la “vera” ora. Sarà perché avevo appena
guardato l'orologio? Sarà perché avevo appena ascoltato “As Time
Goes By”, che è una delle canzoni che ci sono nel bellissimo
triplo CD “Triplicate” di Bob Dylan? Non lo so. E non importa.
Ciò
che importa è che anche solo chiedersi che ora sia per davvero nella
campagna Toscana o in qualsiasi altro posto non ha senso perché: 1)
non esiste una “vera” ora e 2) perché non esiste nemmeno il
tempo (v. Carlo Rovelli, “L'ordine del tempo”, Adelphi 2017;
sennò puoi sempre
guardarti questo breve video: https://www.youtube.com/watch?v=bWTFwYbscnk).
D'accordo,
il tempo non esiste, però ci fa comodo pensare che esista ed è per
questo che diciamo che sono le 11 del mattino o le 3 di notte. Nella
nostra idea convenzionale di tempo, sappiamo che ora è basandoci su
tutta una serie di, per l'appunto, convenzioni, tra le quali quella
secondo cui l'ora di riferimento è quella del meridiano di
Greenwich. Quella particolare convenzione diventò necessaria
nell'800 con l'arrivo delle ferrovie. Fino ad allora l'ora di Glasgow
e quella di Londra, tanto per prenderne due a caso, erano diverse. Ma
visto che i treni permettevano di spostarsi molto più rapidamente
dei cavalli, sembrò logico e pratico poter sapere, guardando un
orario ferroviario, non solo l'ora di partenza da Glasgow e quella di
arrivo a Londra, ma anche la durata del viaggio. L'ora di Greenwich,
detta anche ora Zulu perché la maggior parte delle marine militari
del mondo usano l'ora di Greenwich come riferimento quando sono in
viaggio e si riferiscono al meridiano di Greenwich con la lettera Z,
fu adottata dalle ferrovie inglesi nel 1847.
Io
però un'oretta fa non stavo camminando nel Parco di Greenwich e
nemmeno nel Parco Mudchute, che come tutti sappiamo si trova giusto
dall'altra parte del Tamigi rispetto al noto osservatorio, bensì in
Toscana, in un posto, se vogliamo essere precisi, un po' più di 11°
a est e un po' meno di 8° a sud di Greenwich. Entrambe le misure,
quella inerente alla longitudine e quella inerente alla latitudine,
dovrebbero essere prese in considerazione, almeno teoricamente, al
fine di determinare la “vera” ora in un momento dato. C'è però
anche una terza cosa che dovrebbe essere presa in considerazione,
visto che anche l'ora di Greenwich è più o meno “vera” a
seconda del momento dell'anno. L'inclinazione dell'asse terrestre
(23° 27'), grazie alla quale almeno nelle zone temperate godiamo di
quattro stagioni, fa sì che l'ora “vera” cambi anche lei e che
non sia “vera vera” che una volta all'anno (o forse due, non sono
sicuro). Così, se il fatto di essere più a est di Greenwich fa sì
che l'ora “vera” della Toscana sia più avanzata di quella di
Greenwich, il fatto di essere più a sud aumenta ulteriormente,
oppure diminuisce quella differenza a seconda della stagione.
Vabbè,
mi dirai, ma kissenefrega?
Non
lo so. Forse però tutto questo può aiutarci a capire che non c'è
niente di “vero vero” al mondo e quindi faremmo meglio a prendere
tutto con un po' più di calma. A cominciare, almeno in questi
giorni, dalle fesserie di Di Maietto e le turpitudini di Salvinazzo.
Sai
cosa? Mo' mi faccio delle trenette al pesto, magari ascoltandomi uno
dei tre CD dell'ottimo “Triplicate” di Bob Dylan.