Mio
padre, quando si stupiva, diceva "ciumbia!" Purtroppo non
solo quella parola è molto meno usata oggi, ma non riesco nemmeno a
trovarne un'etimologia credibile su internet.
Quindi
lancio un appello al mondo del web: qualcuno sa da dove viene
ciumbia?
"Cribbio!",
quello lo so, è una variante di Cristo, un po' come in Toscana si
dice Maremma (maiala) invece di Madonna. Così come so che il
bolognese "socc'mel", talvolta trasformato in "soccia"
costituisce un pacato, ancorché provocante, invito a una fellatio e
che "urca!" non ha niente a che fare con l'orca (per Linneo
"Orcinus orca"), ma con l'"hulk"
germanico-olandese che significa nave (forse riprendendo
l'esclamazione stupita di chi improvvisamente e inaspettatamente
scorgeva un vascello all'orizzonte).
Ma
"ostrega"? Perché i veneziani ce l'avevano con le
ostriche? E perché "accidenti" è diventato "accipicchia"?
E
poi c'è "mizzica" (o miezzeca), che pare derivi dal latino
"mencla", forma volgare di "mentula", che è
quella cosa che abbiamo noi maschietti e non hanno le nostre
amichette. È ovvio che "mizzica" è cugina di "minchia",
dalla quale derivano i meno volgari "michiata" e
"minchione" (quest'ultimo presente anche nel "Giornalino
di Gian Burrasca di Vamba, il che è tutto dire). Peraltro in Sicilia
la "minchia di re" è un pesce, il "Coris julis",
comunemente noto come donzella, che i napoletani chiamano
schiettamente "Cazzo di re." Notiamo anche che un gioco di
97 carte, in passato popolare a Firenze, ma oggi in disuso, si
chiamava "Le Minchiate."
"Sorbole"
viene dal frutto del sorbo, la sorba, che è acido, tant'è che Dante
lo oppone alla dolcezza del fico, scrivendo "ed è ragion, ché
tra li lazzi sorbi / si disconvien fruttare al dolce fico"
(Inferno, XV, 65-65).
Facendo
una piccola ricerca ho anche trovato che "mannaggia" viene
da "mal n'aggia", ovvero male ne abbia, una specie di
maledizione.
C'è
poi la strana espressione "che togo!", presente non solo
nel sassarese, ma anche in varie regioni italiane, che significa che
bello, o che lusso, ma che non so se si riferisca al paese
dell'Africa Occidentale stretto tra il Ghana e il Benin,
all'ammiraglio giapponese Togo Heihachiro (1848-1934), o a che altro.
"Poffarbacco"
è un'elaborazione di "perbacco" (per Bacco!), che, come
"perdiana", se la prende con un dio della grecia antica
evitando così di prendersela con Dio tout court. In poffarbacco
troviamo il verbo "poffare", contrazione di può fare.
Sempre
per evitare di dire "per Dio!" è nato "perdinci!",
con le sue varianti perdina, perdicoli e perdindirindina, anche se
sospetto che quest'ultimo lemma abbia un'etimologia un po' più
complessa, della quale, ahimé, non ho trovato traccia.
Per
tornare a mio padre, quando si arrabbiava per davvero usava
un'espressione che non ho mai sentito altrove e della quale, benché
fosse per me intrisa di mistero, non ho mai osato chiedergli
l'origine: "La Taide putta!" Col tempo, ho finito per
scoprire che Taide era la prostituta protagonista dell'Eunuchus,
commedia di Terenzio, citata più tardi sia da Cicerone che da Dante
e infine da Borges. Tanto per essere completi (e per aggiungere
dettagli ancora più inutili a questo pedante sfoggio di inutilità), ecco
qualche informazione supplementare su Taide: il
soldato Trasone, che la amava come e quanto il giovane Fedria, le
regalò una schiava di nome Panfila. Il fratello di Fedria, Chèrea
si innamorò della schiava e si travestì da eunuco per incontrarla e
fare porcherie con lei. Trasone, per motivi troppo lunghi da
spiegare, avrebbe voluto riprendersi Panfila, ma quando venne fuori che lei era in realtà una cittadina ateniese, venne liberata e sposò Chèrea. A questo punto
Taide si mise a convivere con Fedria e vissero tutti a lungo felici
e contenti.
Ma
si sa, quando ci si mette a cercare cose del genere si finisce sembre
con l'imbattersi in Umberto Eco. Ho trovato il testo di una
conferenza che il tuttologo milanese avrebbe dovuto tenere al
Festival della Comunicazione di Camogli, ma che fu annullata causa
pioggia. Il testo è però disponibile su internet e si conclude con
una gustosa lista non di esclamazioni, ma di insulti, molti dei quali sempre meno usati. E con questa lista
concludo anch'io:
pistola
dell’ostrega, papaciugo, imbolsito, crapapelata, piffero,
marocchino, pivellone, ciulandario, morlacco, badalucco,
pischimpirola, tarabuso, balengu, piciu, cacasotto, malmostoso,
lavativo, magnasapone, tonto, allocco, vaterclòs, caprone,
magnavongole, zanzibar, bidone, ciocco, bartolomeo, mona, merlo,
dibensò, spaccamerda, tapiro, belinone, tamarro, burino, lucco,
lingera, bernardo, lasagnone, vincenzo, babbiassso e/o babbione,
grand e gross ciula e baloss, saletabacchi, fregnone, lenza,
scricchianespuli, cagone, giocondo, asinone, impiastro, ciarlatano,
cecè, salame, testadirapa, farfallone, tanghero, cazzone,
magnafregna, pulcinella, zozzone, scassapalle, mangiapaneatradimento,
gonzo, bestione, buzzicone, cacacammisa, sfrappolato, puzzone,
coatto, gandùla, pagnufli, cichinisio, brighella, tombino, pituano,
pirla, pisquano, carampana, farlocco, flanellone, ambroeus, bigàtt,
flippato, fricchettone, gabolista, gaglioffo, bietolone, gadano,
fighetta, imbranato, balordo, piattola, impagliato, asparagio,
babbuino, casinaro, bagolone, cucuzzaro, accattone, barabba, loffio,
tappo, caporale, toni, macaco, baluba, pappone, pizipinturro,
polentone, bonga, quaquaraquà, tarpàno, radeschi, peracottaro,
ciculaté, mandruccone, paraculo, fanigottone, scamorza, scricio,
mezzasega, rocchettée, pataccaro, pinguino, margniflone,
mortodesonno, sbragone, mortadella, peracottaro, scorreggione,
pappamolla, furfantello, scioccherello, stolto, sventato e
biricchino.