Se
hai letto il mio post sai che ho lanciato un appello ai lettori per
scoprire l'etimologia dell'esclamazione lombarda "ciumbia!"
Purtroppo non solo non ho ricevuto risposte, ma è da ieri mattina
che la cosa mi ossessiona. Ho cercato invano su tutta una serie di
siti: niente. Poi ieri sera, a letto, mentre mi stavo quasi
addormentando, mi è venuto in mente che l'origine di ciumbia dovevo
forse cercarla in qualche altra lingua. La prima che mi è venuta in
mente è il francese. Ma sai com'è, ero già sotto il lenzuolo e ho
preferito dormirci sopra (non sopra il lenzuolo, sopra l'idea).
Stamattina però mi sono dato da fare.
Siccome
il suono della c di ciumbia in francese sarebbe scritto tch, ho
guardato sul mio vocabolario Garzanti francese-italiano e ho visto
che i lemmi che incominciano per tch vanno da "tchador" a
"tchin-tchin". Niente che incominci per tchou.
Allora
ho pensato allo spagnolo. Ho cercato su un vocabolario online e ho
trovato "chumbera", che significa fico d'India. Solo
parzialmente soddisfatto, ho proseguito le ricerche e sul sito della
"Revista de Filología Española" ho trovato un articolo di
tale José Vázquez Ruiz, intitolato "Etimología de chumbera y
chumbo." L'inizio dell'articolo è deludente: "No stan de
acuerdo los lexicólogos acerca de la etimogía de la voz chumbera"
(che traduco per le capre con "I lessicologi non sono d'accordo
sull'etimologia della voce chumbera") Se neanche i lexicólogos
sono de acuerdo andiamo male, mi sono detto. E sono passato al
portoghese, lingua nella quale "chumbo" significa piombo,
dal latino "plumbum."
Si,
vabbè, ma cosa c'entrano i portoghesi con la Lombardia? Niente. Gli
spagnoli, quelli sì ce li abbiamo avuti sul groppone. A Milano in
particolare, visto che dopo l'incoronazione di Carlo V da parte di
papa Clemente VII, Milano è diventata spagnola. Lo sanno tutti, se
non altro perché si ricordano dell'esortazione del cancelliere
Ferrer al suo cocchiere, "Adelante, Pedro, cum juicio", nel
capitolo XII dei Promessi sposi.
Allora
sono tornato all'articolo di Vázquez Ruiz e ho letto che che la
parola "chumbo" è "de origen incierto." Per
essere precisi, non è Vázquez Ruiz che lo dice, ma nientepopodimeno
che l'illustre "filólogo, lexicógrafo y etimólogo español"
Joan Corominas, che come tutti sappiamo era non solo figlio del
politico Pere Coromines e della pedagoga Celestina Vigneaux, ma anche
fratello del matematico Ernest Corominas e della psicanalista Júlia
Coromines, il che gli faceva una bella famiglia. (E
qui apro una parentesi tonda per confessare che non ho la più
pallida idea del perché in quella famiglia il padre e la figlia si
chiamassero Coromines con la e, mentre i figli si chiamavano
Corominas con la a. Ma non importa). È nel suo "Diccionario
crítico etimológico castellano e hispánico" pubblicato in 6
volumi tra il 1991 e il 1997 che Corominas se ne viene fuori col suo
"origen incierto" della parola "chumbo."
Leggendo
l'interessante articolo di Vázquez Ruiz ho scoperto che i botanici
ritengono che il "Cactus opuntia", o fico d'India, sia
arrivato dall'America, espandendosi prima nel sud della Spagna e
dell'Italia, poi in tutta l'area mediterranea, in particolare in quei
paesi, dalla Libia al Marocco, dove abitavano i berberi. Mentre da
noi quel frutto incominciò ad essere chiamato fico d'India, anche se
l'India non c'entrava niente, nei paesi berberi si chiamava fico dei
cristiani, un po' come l'insalata russa, che in Russia si chiama
insalata italiana. Secondo Vázquez Ruiz, l'appellativo "fico di
Barberia" (usato ancora oggi in francese: "figue de
Barbarie") "prueba sólo que [quel fico] se extendió por
el Norte de Africa", cioè, per le solite capre, "prova
solo che [quel fico] si estese a partire dall'Africa del Nord."
Ma, ancora più interessante, Vázquez Ruiz ci informa che in
Andalusia il fico d'India "lleva el nombre de higuera
chumba=higuera bastarda", ovvero "porta il nome di higuera
chuma=fico bastardo").
A
questo punto tutto è diventato chiaro:
1)
a Milano c'erano gli spagnoli e tra di loro c'erano degli andalusi;
2)
in spagnolo fico si dice "higuera";
3)
in luglio e agosto, quando uno spagnolo andava dal fruttivendolo
chiedeva un chilo di higueras e andava tutto bene;
4)
quando però, in settembre, mese nel quale si trovano sia fichi
normali che fichi d'India, il fruttivendolo si chinava verso il cesto
di fichi normali, l'acquirente andaluso esclamava "chumbas!"
con tale veemenza che il vicino acquirente milanese si mise a credere
che quella parola fosse un'esclamazione generica;
5)
la sparizione della s finale e l'introduzione della i dopo la b, che
trasformarono chumbas in ciumbia costituisce un processo di
modificazione ben noto ai lessicologi;
6)
forse all'inizio qualche milanese scoprì che "chumba"
stava per bastarda, ma poi, vista l'ambiguità della parola fico, il
popolino incolto immaginò che significasse fica (o figa) e l'adottò
definitivamente come esclamazione (fica!), forse meno elegante di
perdindirindina, ma altrettanto efficace
Ed
è così che nacque ciumbia.
Vabbè,
non è che sia proprio sicuro sicuro che le cose siano andate così,
però ammetterai che la cosa è plausibile. E finché qualcuno non mi
darà un'altra spiegazione io mi tengo questa.