Non
so se ti piace scrivere a mano. A me sì. Sopratutto con una
stilografica, magari la bella Montblanc Meisterstück che la mia
allora suocera mi regalò qualche anno fa, oppure la Pelikan M120 (a
pennino largo) che mi sono comprato l'anno scorso e che è la replica
esatta di quella che avevo alle elementari. Le carico con inchiostri
inglesi, i Diamine (pronuncia dàiamin), che trovo nel negozietto della Casa della stilografica, in via Cavour, a Firenze, e che hanno
bellissimi colori.
Ma
ho voluto provare qualcosa di nuovo, anche se con una certa reticenza, visto che quello che avevo letto sulla Palomino Blackwing
602 mi sembrava davvero esagerato. Va bene, la usava Steinbeck, la
usavano e usano Leonard Bernstein, John Williams e Quincy Jones, ma
quelli sono musicisti… Cosa vuoi che ne sappiano delle penne?
Già,
ma il fatto è che la Palomino Blackwing 602 non è una penna, è una
matita.
Fu
fabbricata dalla Eberhard Faber Pencil Company,
che si trovava a New York, là
dove oggi c'è il palazzo dell'ONU, dal
1934 all'88, poi dalla fabbrica
americana della norimbergana
Faber Castell dall'88
al '94 e in seguito dall'illinoisiana
Stanford dal '94 al
'98. Quell'anno, forse per
protesta contro la nascita quasi contemporanea di Rihanna e di Adele,
ma non ne sono sicuro, comunque non si sa, la Palomino sparì. Nel
giro di un paio di lustri
la si trovava solo a 40 o
anche 50$ su ebay. Alcuni
pezzi “antichi” raggiunsero i 100$. Vabbè…
Il
10 ottobre 2010, miracolo: come un volgare figlio di falegname
palestinese e di madre
vergine, ma grazie alla
California Cedar Products,
oggi Cal Cedar,
la Palomino Blackwing 602
risorse. Alleluia!
Anzi
no. Come direbbe il Commissario Montalbano: “Alleluia 'sta
minchia!” La ragione? Semplice: come si era permesso Charles
Berolzheimer, la
cui famiglia fabbricava matite in Baviera da più di un secolo e che
adesso possedeva la California Cedar Products, di “migliorare”
la 602? Si può migliorare un quadro
di Leonardo?
Una
scultura di Michelangelo? Un'opera di Verdi? Siamo seri...
E infatti i fan protestarono vigorosamente.
Basterà
ricordare che il
corpo della matita da
grigio diventò
nero lucido (!); che
la
gomma fissata all'estremità da rosa diventò
bianca (!!); che
la
formula della grafite fu
modificata (!!!). Basta
capire queste cose per non trattenere un urlo disumano.
Agggrrrrhhh!!!
Ma
poco per volta le cose cambiarono e i puristi si calmarono, forse
anche perché la gomma ridiventò rosa, ma
non ne sono sicuro, comunque non si sa.
Ciò
che si sa per certo — anche se, diciamo la verità, lo sanno in
pochi e
se lo so io è
perché
c'ero
— è che questa mattina, verso le 11 e 40, ora della East
Coast,
io sottoscritto qui presente e scrivente sono entrato nel negozio CW
Pencils,
sito al numero civico 15 di Orchard street, nel
cuore di
quel
Lower East
Side un
tempo chiamato Kleindeutschland
(che
è un po' come dire Little
Italy,
ma in tedesco) prima di diventare un'enclave ebrea e poi latina,
per finire, come tutto il sud di Manhattan, per trasformarsi in via chic, e mi sono comprato non solo una Palomino
Blackwing 602,
ma
pure un temperino metallico sfavillante che sembra d'oro massiccio e
(ma ciò che sto per scrivere merita una e maiuscola, magari pure in grassetto, quindi) E un
point guard
anche lui sfavillante, che ti
spiego subito se mai non lo sapessi che un point
guard è
un cappuccio metallico protettivo nel
quale infilare la punta della matita e che ti
evita che la stessa
punta
si spezzi se metti la matita non so bene dove, ma comunque là dove
le punte delle matite rischiano di spezzarsi.
Fatto
questo, sono andato a sedermi in una
di quelle tristi mescite
che da queste parti chiamano café
con
una f sola e l'accento sbagliato,
ho estratto dallo zaino la Palomino
Blackwing 602
e
il suo sfavillante temperino, le ho fatto una punta che più bella
non si poteva, ho estratto — sempre dallo zaino — il piccolo
carnet di marca Legami
e di colore azzurro (un po' troppo azzurro a mio gusto, ma vabbè…)
al quale ho permesso di sorvolare l'oceano in mia compagnia, l'ho
aperto e, pur
con una certa reticenza iniziale, ho scritto questa frase: “Vediamo
come scrive questa Palomino
Blackwing. Urca!
Ma scrive proprio bene! Molto, molto bene! Ma è incredibile! Non ha
niente a che vedere con le matite “normali.” Urca urca urca!!! Ma pensa tè!!!”
Poi
mi sono messo a ululare come un volgare licantropo fino all'arrivo
della polizia.
Adesso
è notte. Sono in una cella del 5th
Precint,
in compagnia di uno spacciatore di
Medellín
e di un'attempata
prostituta, nonché
ex-maestra di asilo, originaria del Kansas.
Circa
un'ora fa un tenente mi
ha detto che se la
smettevo di ululare
domattina mi avrebbe
lasciato
uscire.
Allora
ho smesso. Con fatica, ma ho smesso.
Meno
male, così potrò andarmi
a comprare
una dozzina supplementare di Palomino
Blackwing 602.
O
magari due dozzine,
non ne sono sicuro, comunque non so,
vedrò sul posto.
Chi
l'avrebbe mai detto che questo nuovo e inatteso amore mi avrebbe sconvolto la vita?
Urca
urca urca! Che bello che bello che bello!
Come
forse
non l'avrebbe mai urlato ai quattro venti Søren
Kierkegaard, che già era uno che non urlava molto — figuriamoci
poi ai quattro venti… — ma come l'avrebbe di sicuro zirlato Dean Martin, al secolo Dino
Paul Crocetti, that's
amore (tippy-tippy-tay, tippy-tippy-tay).
Ahuuuuuuuu!